Il primo approccio da parte del medico consiste nella raccolta della storia clinica del paziente, con particolare attenzione ai sintomi soggettivi. Segue la visita medica che sarà mirata alla valutazione di tutte le stazioni linfonodali del collo, delle ascelle, dell’inguine e alla ricerca di eventuale ingrandimento del fegato e della milza. La fase successiva consiste nell’esecuzione di una serie di esami di laboratorio per escludere altre malattie che si manifestano con l’ingrossamento dei linfonodi (es. infezioni virali o batteriche o malattie del sistema immunitario). Per ottenere la diagnosi di linfoma è indispensabile eseguire una biopsia linfonodale, cioè il prelievo di un linfonodo superficiale o profondo. I linfonodi superficiali vengono asportati mediante intervento chirurgico in anestesia locale; se invece le sedi interessate sono poste in profondità può essere necessario un intervento chirurgico in anestesia generale. Nei casi di linfomi extranodali, la biopsia diagnostica sarà effettuata sull’organo interessato. Dopo che è stata formulata la diagnosi di linfoma il medico valuterà l’estensione della malattia nell’organismo, cioè il suo stadio. Si eseguono a tal fine una serie di esami per valutare sia i linfonodi profondi del torace e dell’addome, sia gli organi interni. La TAC (Tomografia assiale computerizzata) è una tecnica radiologica che permette di ottenere tante immagini dello stesso organo su piani successivi. Le immagini raccolte vengono inviate ad un computer che le elabora per dare il quadro dettagliato delle strutture interne di un organo. Per aumentare la capacità dei raggi X di distinguere le strutture dell’organismo viene somministrato sotto forma di iniezione endovenosa o di liquido da bere, una sostanza definita mezzo di contrasto. La procedura richiede circa mezz’ora. La RMN (Risonanza magnetica nucleare) è simile alla TAC, ma utilizza gli effetti di un campo magnetico invece che i raggi X per costruire un’immagine in sezione delle strutture interne del corpo. Durante l’esame bisogna rimanere sdraiati perfettamente immobili sul lettino all’interno di un cilindro di metallo, aperto alle estremità. L’intero esame può durare anche un’ora e la macchina è molto rumorosa. Prima di sottoporsi alla TAC o alla RMN vi sarà un colloquio al fine di individuare la presenza di particolari situazioni che possano rendere difficoltosa, o controindicare, l’esecuzione dell’esame (stati allergici, difficoltà a tollerare gli spazi chiusi, presenza di apparati metallici quali pace-maker o clips chirurgiche). Un’indagine sempre più impiegata nella stadiazione dei linfomi è la PET (Tomografia ad Emissione diPositroni), da sola o combinata con la TAC (PET/TAC); tale indagine ha la capacità di rilevare la presenza del linfoma in sedi corporee per le quali altri esami non hanno dato risultati certi. Essa, infatti, si basa sulla capacità delle cellule neoplastiche di captare il mezzo di contrasto a base di glucosio marcato, potendosi così ottenere un’immagine precisa delle sedi in cui è presente il linfoma. Altra procedura indispensabile è la biopsia ossea (BOM) cioè il prelievo di un piccolo frustolo osseo che si esegue in anestesia locale dalla regione posta appena sopra il gluteo e detta cresta iliaca posteriore. Di volta in volta possono essere indicate altre indagini e procedure quali ecografie, scintigrafie, endoscopie, biopsie di altri organi. La valutazione dei risultati di tutte queste procedure diagnostiche permette di definire lo stadio clinico, cioè l’esatta estensione del linfoma nell’organismo, e quindi di impostare il corretto programma di cura. Procedure diagnostiche
Il primo approccio da parte del medico consiste nella raccolta della storia clinica del paziente, con particolare attenzione ai sintomi soggettivi. Segue la visita medica che sarà mirata alla valutazione di tutte le stazioni linfonodali del collo, delle ascelle, dell’inguine e alla ricerca di eventuale ingrandimento del fegato e della milza. La fase successiva consiste nell’esecuzione di una serie di esami di laboratorio per escludere altre malattie che si manifestano con l’ingrossamento dei linfonodi (es. infezioni virali o batteriche o malattie del sistema immunitario). Per ottenere la diagnosi di linfoma è indispensabile eseguire una biopsia linfonodale, cioè il prelievo di un linfonodo superficiale o profondo. I linfonodi superficiali vengono asportati mediante intervento chirurgico in anestesia locale; se invece le sedi interessate sono poste in profondità può essere necessario un intervento chirurgico in anestesia generale. Nei casi di linfomi extranodali, la biopsia diagnostica sarà effettuata sull’organo interessato. Dopo che è stata formulata la diagnosi di linfoma il medico valuterà l’estensione della malattia nell’organismo, cioè il suo stadio. Si eseguono a tal fine una serie di esami per valutare sia i linfonodi profondi del torace e dell’addome, sia gli organi interni.
La TAC (Tomografia assiale computerizzata) è una tecnica radiologica che permette di ottenere tante immagini dello stesso organo su piani successivi. Le immagini raccolte vengono inviate ad un computer che le elabora per dare il quadro dettagliato delle strutture interne di un organo. Per aumentare la capacità dei raggi X di distinguere le strutture dell’organismo viene somministrato sotto forma di iniezione endovenosa o di liquido da bere, una sostanza definita mezzo di contrasto. La procedura richiede circa mezz’ora.
La RMN (Risonanza magnetica nucleare) è simile alla TAC, ma utilizza gli effetti di un campo magnetico invece che i raggi X per costruire un’immagine in sezione delle strutture interne del corpo. Durante l’esame bisogna rimanere sdraiati perfettamente immobili sul lettino all’interno di un cilindro di metallo, aperto alle estremità. L’intero esame può durare anche un’ora e la macchina è molto rumorosa. Prima di sottoporsi alla TAC o alla RMN vi sarà un colloquio al fine di individuare la presenza di particolari situazioni che possano rendere difficoltosa, o controindicare, l’esecuzione dell’esame (stati allergici, difficoltà a tollerare gli spazi chiusi, presenza di apparati metallici quali pace-maker o clips chirurgiche).
Un’indagine sempre più impiegata nella stadiazione dei linfomi è la PET (Tomografia ad Emissione diPositroni), da sola o combinata con la TAC (PET/TAC); tale indagine ha la capacità di rilevare la presenza del linfoma in sedi corporee per le quali altri esami non hanno dato risultati certi. Essa, infatti, si basa sulla capacità delle cellule neoplastiche di captare il mezzo di contrasto a base di glucosio marcato, potendosi così ottenere un’immagine precisa delle sedi in cui è presente il linfoma.
Altra procedura indispensabile è la biopsia ossea (BOM) cioè il prelievo di un piccolo frustolo osseo che si esegue in anestesia locale dalla regione posta appena sopra il gluteo e detta cresta iliaca posteriore. Di volta in volta possono essere indicate altre indagini e procedure quali ecografie, scintigrafie, endoscopie, biopsie di altri organi.
La valutazione dei risultati di tutte queste procedure diagnostiche permette di definire lo stadio clinico, cioè l’esatta estensione del linfoma nell’organismo, e quindi di impostare il corretto programma di cura.
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